GOD SAVE THE KING… E LA PIUMA DEL RE SOLE

Tutto cominciò nel gennaio del 1686, alla corte di Francia, quando Luigi XIV si ammalò improvvisamente. Sembra che il Re Sole si fosse ferito sedendosi involontariamente sulla punta di una piuma che emergeva da uno dei cuscini della carrozza reale. 

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La piccola ferita avrebbe provocato, nella zona anale del re, un fastidioso ascesso da incidere al più presto per evitare che la ferita si infettasse. Ma i medici del re, timorosi di mettere le mani sulle… fondamenta della monarchia, optarono per una terapia più dolce, tipo unguenti e simili. Quei metodi, purtroppo, non diedero alcun risultato. Tutto questo durò circa quattro mesi senza che le sofferenze reali cessassero o si attenuassero.

Bruscamente, verso il 15 di maggio dello stesso 1686, i chirurghi, verdi di paura, si resero conto che la ferita si era trasformata in una pericolosa fistola. Ciò causò il panico generale. Alla fine, il primo chirurgo reale, Félix Tassy (chiamato semplicemente Felix), decise di incidere la reale fistola, e a tal uopo “inventò” un piccolo bisturi speciale, vero capolavoro di oreficeria, la cui lama era ricoperta di una lamina d'argento.

Purtroppo occorsero ben cinque mesi per fabbricare quel piccolo gioiello. Così l'operazione ebbe luogo il 17 novembre, senza anestesia! Occorsero poi ancora due incisioni (la piaga stentava molto a cicatrizzarsi) perché finalmente, a Natale del 1686, si potesse dichiarare Sua Maestà uscito definitivamente da quel brutto affare e allo stesso tempo si misero a tacere le voci che all'estero davano già per certo Luigi XIV in agonia.

Dalla felice conclusione dell'intervento operatorio, preghiere furono innalzate al cielo in tutto il reame e le Dames de Saint Cyr (istituzione religiosa voluta dalla famosa Madame de Maintenon, divenuta poi sposa morganatica del re) decisero di comporre un cantico per celebrare la guarigione del sovrano.

La Madre Superiora, Madame de Brinon (nipote della Maintenon) scrisse allora alcuni versi abbastanza anodini, che volle affidare al famoso compositore Jean-Baptiste Lully (italiano, ma residente in Francia) affinché li mettesse in musica. I versi dicevano:

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Gran Dio, salva il Re!

Lunghi giorni al nostro re!

Viva il re… A lui vittoria,

Felicità e gloria!

Che abbia un regno felice

E l'appoggio del Cielo!

 

 

 

Le allieve di Saint Cyr presero l'abitudine di cantare il piccolo cantico di circostanza ogni volta che il re si recava in visita al convento e alla scuola.

Fu così che un giorno del 1714, il compositore Georg Friedrich Haendel, di passaggio a Versailles udì quel cantico che trovò talmente bello da annotarne subito sia le parole che la musica. Dopo di che, egli si recò a Londra dove chiese a un religioso di nome Carrey di tradurre in inglese i versi di Madame de Brinon.

Il bravo prete prese alla lettera l'incarico e scrisse seduta stante quelle parole che fecero poi il giro del mondo:

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God save our gracious King,

Long life our noble King

God save the King!

Send him victorious

Happy and glorious

Long to reign over us,

God save the King!

 

Haendel ringraziò e si recò immediatamente alla corte dove offrì al re, come se fosse opera sua, il cantico delle suore di Saint Cyr.

Molto lusingato, re Giorgio I d'Inghilterra si felicitò con il compositore e ordinò che, da quel momento in poi, il God save the King sarebbe stato l'inno di tutte le cerimonie ufficiali del regno.

Ed è così che quell'inno, che ci sembra sempre così profondamente britannico, è nato dalla collaborazione:

di una francese (Madame de Brinon),

di un italiano (Giovan Battista Lulli, detto Jean-Baptiste Lully)

di un inglese (padre Carrey)

di un tedesco (Georg Friedrich Händel detto Haendel) e

da una… parte bassa francese, quella di Sua Maestà Luigi XIV, detto il Re Sole.

Potreste mai ora riascoltare quell'inno, divenuto God save the Queen, senza pensare a una collaborazione europea e a quella piccola piuma che fu all'origine di tutto?

Letto 610 volte Ultima modifica il Giovedì, 30 Maggio 2019
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Bepi Marzulli

Barese di nascita, studi superiori a Torino e Roma, la sua città di adozione, Bepi Marzulli è iscritto all'Albo dei Giornalisti dal 1977. Le origini familiari, radicate nell'imprenditiorialità di cinema e teatro, gli hanno consentito, giovane studente universitario, di accostarsi al mondo dell'editoria scrivendo numerosi soggetti e sceneggiature per la più importante casa editrice di fotoromanzi, la Lancio, di cui, anni dopo, è stato Direttore Generale. Ha lavorato per molti anni a Parigi, a capo della Rusconi France, dirigendo riviste di moda come Femme e Mariages, di arredamento, Décoration Internationale, e di archeologia come L'Archéologue e Archéologie Nouvelle

Tornato a lavorare in Italia, ha creato e dirige da oltre vent'anni Axioma, una società di outsourcing editoriale che produce periodici e contenuti giornalistici per Editori come Mondadori, Rizzoli Rcs, Cairo. Collabora con varie testate, scrivendo di vari argomenti tra cui enigmistica e gastronomia.

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